* It is published as received. Speech at the VIII Biennial Conference of the Italian Antitrust Association, Florence, 13 June 2025.
Abstract (ita)
L’AI Act è un nuovo regolamento sul digitale dell’Unione europea con un’ampia portata, che si applica a diversi soggetti con sede nell’Unione o che hanno un impatto su di essa. Esso estende indirettamente i poteri investigativi delle autorità di concorrenza, consentendo l’accesso a documentazione, dataset e persino al codice sorgente per l’IA ad alto rischio. Le disposizioni che promuovono la trasparenza potrebbero inavvertitamente facilitare la collusione o l’abuso mirato di posizione dominante esponendo dati aziendali sensibili. In tal senso, l’AI Act creerebbe barriere all’ingresso nel mercato e distorcerebbe il mercato unico, gravando in modo sproporzionato sulle PMI a causa degli elevati costi di compliance. Il linguaggio vago o ambiguo in disposizioni chiave potrebbe dare luogo a una significativa incertezza giuridica e a potenziali contenziosi, esacerbati da elevate multe per la non conformità. La classificazione del rischio per settore è problematica e il potere della Commissione di modificare l’elenco ad alto rischio potrebbe creare ulteriore incertezza. Esiste una sovrapposizione e un potenziale conflitto con altre legislazioni dell’UE – DMA, DSA, GDPR, Data Act, Data Governance Act, Cloud and AI Development Act e nuova versione del Cybersecurity Act, norme settoriali – che causa la duplicazione degli oneri di compliance. L’incertezza riguardo al regime di responsabilità civile per i danni causati dall’IA può ostacolare il private enforcement del diritto della concorrenza. Il concetto di fairness è rilevante, in particolare in relazione a “diversità, non discriminazione e correttezza” nello sviluppo dell’IA, e appare distinto dalla correttezza tradizionale del diritto della concorrenza (ad esempio, prezzi sleali). A livello globale, la regolamentazione dell’intelligenza artificiale implica la gestione dei complessi compromessi tra la prevenzione dell’arbitraggio normativo e la gestione dei costi della frammentazione. Data l’importanza strategica dell’IA, un futuro caratterizzato dalla frammentazione, forse con una cooperazione limitata all’interno di alcuni blocchi, appare più probabile di una vasta armonizzazione internazionale, riflettendo il dinamico gioco in corso tra interessi nazionali e strategie aziendali.
Abstract (eng)
The AI Act is a new EU digital regulation with a broad scope, applying to various entities based in or impacting the Union. It indirectly expands the investigative powers of competition authorities, granting access to documentation, datasets, and even source code for high-risk AI. Provisions promoting transparency could inadvertently facilitate collusion or targeted abuse of dominant positions by exposing sensitive business data. In this sense, the Act would create market entry barriers and distort the single market, disproportionately burdening SMEs due to high compliance costs. Vague or ambiguous language in key provisions could lead to significant legal uncertainty and potential litigation, exacerbated by high fines for non-compliance. The risk classification by sector is problematic, and the Commission’s power to amend the high-risk list could create further uncertainty. There is overlap and potential conflict with other EU legislation – DMA, DSA, GDPR, Data Act, Data Governance Act, forthcoming Cloud and AI Development Act and new Cybersecurity Act, sector-specific rules – causing duplicated compliance burdens. Uncertainty regarding the civil liability regime for AI-caused harm may hinder the private enforcement of competition law. The concept of fairness is significant, particularly in relation to ‘diversity, non-discrimination, and fairness’ in AI development, and appears distinct from traditional competition law fairness (e.g., unfair pricing). Globally, AI regulation involves managing complex trade-offs between preventing regulatory arbitrage and managing the costs of fragmentation. Given the strategic importance of AI, a fragmented future, perhaps with limited cooperation within some blocs, seems more likely than broad international harmonization, reflecting the ongoing dynamic interplay between national interests and corporate strategies.
Andrea-Stazi-UED